Giorgio Mangani (Ancona, 1956) si è laureato in lettere, indirizzo classico, all’Università statale di Macerata nel 1979 con una tesi in Storia della filosofia antica dedicata alla scuola storico-antropologica francese del pensiero antico di Jean-Pierre Vernant e Marcel Detienne (Antropologia e storia della filosofia antica. Il metodo della scuola di Jean-Pierre Vernant).
Per un lungo periodo (dal 1979 fino ad oggi) è stato impegnato professionalmente nell’organizzazione culturale, nella politica dei beni culturali delle Marche e nell’editoria fondando ad Ancona con altri, la casa editrice Il Lavoro Editoriale e poi il marchio Transeuropa.
È stato redattore dei due marchi editoriali, amministratore della casa editrice, consulente e amministratore di enti e istituzioni culturali (il Teatro Stabile delle Marche, il Festival internazionale “Inteatro” di Polverigi, la Provincia di Ancona, la Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro) ricoprendo diversi incarichi, tra i quali quello di Assessore alla cultura del Comune di Ancona (1994-1997), Presidente (1997-2000) del Fondo Mole Vanvitelliana (organismo istituito dal Comune di Ancona insieme ad altri enti pubblici e privati per la gestione degli spazi espositivi del restaurato complesso monumentale progettato da Luigi Vanvitelli, nel porto di Ancona, nella prima metà del Settecento), Direttore del Sistema museale della provincia di Ancona (dal 2003 al 2015).
In questi anni ha tuttavia continuato a lavorare come studioso a diversi programmi di ricerca, elaborando un proprio metodo di indagine storico-critica della storia del pensiero geografico, della cartografia, della teoria, storia e progettazione del paesaggio.
Dopo un primo periodo (1980-90) dedicato, con l’amico Christian Jacob (Cnrs, Parigi), allo studio della geografia del mondo antico, si è occupato di storia della cartografia degli Stati Pontifici e degli atlanti fiamminghi, in particolare dell’atlante di Abramo Ortelio (Anversa, 1570) che ne aveva inaugurato il genere, mettendo in evidenza in maniera inedita la funzione persuasiva, propagandistica e religiosa svolta dalle carte geografiche nell’età della Riforma e cercando di chiarire i meccanismi costitutivi di quell’effetto retorico ed epistemologico che viene definito come “mapping” (“Il “mondo” di Abramo Ortelio. Misticismo, geografia e collezionismo nel Rinascimento dei Paesi Bassi” 1998, rist. 2006; “Cartografia morale. Geografia persuasione identità”, 2006). Sono seguiti altri libri sulla rappresentazione delle vedute urbane rinascimentali che hanno chiarito in via considerata definitiva l’enigma delle cosidette “Città ideali” di Urbino, Baltimora e Berlino, studi sul grande disegnatore naturalista e paesaggista del XVI secolo, condotti insieme a Lucia Tongiorgi Tomasi (Università di Pisa), Gherardo Cibo (2013), su Ciriaco d’Ancona e la sua visione geopolitica del culto delle antichità greche e romane, sul rapporto tra il primo Umanesimo romano di Angelo Colocci e le prime teorizzazioni dello stato nazione moderno. Attualmente è impegnato in una ampia ricerca sulla storia comparata dell’empirismo scientifico attraverso il confronto tra i paradigmi della geografia e della medicina.
Contestualmente a queste ampie sintesi critiche, che hanno destato notevole attenzione tra gli studiosi italiani e stranieri (come David Woodward, University of Wisconsin, Madison; Denis Cosgrove, University of California, Los Angeles, e Massimo Quaini, Università di Genova, non hanno mancato di testimoniare, cfr. i saggi su G. Mangani scaricabili dal sito), si è dedicato alla storia antropo-geografica delle Marche, la regione dove vive abitualmente, con ricerche dedicate al paesaggio, alla rappresentazione cartografica e vedutistica, alle narrazioni dei viaggiatori e all’impiego delle carte geografiche, delle vedute e delle mappe nelle strategie di governo del territorio nelle aree del Ducato di Urbino e della Marca di Ancona all’inizio dell’età moderna.
Tali ricerche hanno comportato consistenti lavori di documentazione e catalogazione come il catalogo della Cartoteca Storica delle Marche (collezione pubblica fondata assieme a Valerio Paci nel 1987 con sede a Serra San Quirico), della collezione cartografica della Biblioteca di Urbania e di quella della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, oltre all’indagine dedicata all’iconografia urbana delle città della provincia di Ancona in ambiente religioso condotta con Barbara Pasquinelli (2005-2006) per l’Istituto di studi sulla storia del folclore e la religiosità popolare delle Marche.
Nel 2022 ha dedicato un volume alla ricostruzione in chiave di antropologia economica del cosidetto “Modello economico marchigiano” con il libro “Francesco Merloni. Il secolo dello sviluppo”, che ha avuto notevole riscontro di stampa e di pubblico.
Dalla fine degli anni Novanta ha iniziato a tenere corsi, seminari e conferenze in diverse sedi scientifiche italiane e straniere (Parigi, Ecole Normale Superieure, Parigi-Sorbonne, Università di Roma, Chieti, Urbino, Bologna, Centro italiano per gli studi storico-geografici, Società Geografica Italiana, Centro italo-tedesco di Villa Vigoni, Jagellonian University di Cracovia, Newberry Library di Chicago, Dumbarton Oaks di Washington), insegnando (a contratto) materie geografiche nelle Università di Urbino, Bologna (sede Architettura di Cesena), Politecnica delle Marche di Ancona, Bergamo, Iulm di Milano, Università di Bologna (Campus di Ravenna). Nel 2012 ha conseguito l'abilitazione nazionale a professore di seconda fascia di "Geografia economica e politica" (raggruppamento disciplinare 11B1) e successivamente, nel 2017, quella di prima fascia.
Parte dei cicli delle lezioni dedicate alla antropologia ed economia del patrimonio culturale ed alle esperienze di management dei beni culturali e di istituzioni culturali sono state raccolte nel volume in lingua inglese, edito da Unibo Campus di Ravenna: “Politics of the Heritage. From the building of the state nations to the local economic development. Introduction to the Knowledge based economy”, 2021 (scaricabile da questo sito).
Il suo libro “L’idea delle Marche” ha ricevuto il secondo premio “M. Pavan” per opere sulle culture locali (1989) e il premio “G. Crocioni” dell’Istituto Marchigiano di scienze lettere ed arti (1998). Nel 1999 gli è stato conferito il Premio “Metauro” per la sua attività culturale ed editoriale. Il volume dedicato a Gherardo Cibo del 2013 ha ricevuto nel 2014 il Premio “Pasquale Rotondi” promosso dal Ministero dei beni culturali e dal Comune di Sassocorvaro “Arca dell’Arte”.